Politiche

Dalle prime osservatrici delle mappe a Greta Thunberg, il ruolo delle donne è stato spesso fondamentale per le ricerche e le politiche sul clima. Una meteorologa racconta le pioniere dell'atmosfera

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Foto: Unsplash/ NASA

Il sottilissimo involucro che avvolge la Terra, l’atmosfera, al quale oggi rivolgiamo la nostra attenzione perché sede dei fenomeni che determinano il clima del pianeta e i cambiamenti climatici, ha da sempre interessato gli studiosi, la gente comune, i governanti per lo stretto legame fra quanto avviene in aria e quanto avviene in terra: le condizioni meteorologiche, l’agricoltura e i biosistemi in generale, la disponibilità di risorse naturali come l’acqua, ma anche le guerre, le migrazioni.

Con il termine generale di "scienze dell’atmosfera" si indicano quelle discipline che indagano tutto quanto avviene in questo sottile involucro: i suoi processi fisici, la sua composizione e i complicati processi e le interazioni con i diversi sottoinsiemi - le terre emerse, gli oceani, i fiumi e i laghi, le calotte polari, la biosfera, che determinano il clima sulla Terra e i suoi cambiamenti. La meteorologia e la climatologia studiano lo stato dell'atmosfera su scale temporali differenti: la meteorologia ci descrive lo stato della atmosfera in un determinato luogo e istante, la climatologia, lavorando su tempi lunghi, ci indica l’insieme delle caratteristiche medie dell’atmosfera. Oggi la meteorologia e la climatologia si occupano di una vastissima gamma di fenomeni che influenzano la vita del pianeta e sono a ragione considerate delle scienze interdisciplinari.

Sia la meteorologia che la climatologia hanno delle origini antiche. Nel mondo occidentale, fra i primi studiosi troviamo Aristotele (340 a.C.) con il Meteorologica, e il suo allievo Teofrasto con il Libro dei segni. Si deve a Strabone (63 a.C.-23 d.C.) una prima mappa dei climi e dei venti. Nell'antica Roma, il geografo Pomponio Mela introdusse le zone climatiche, mentre Plinio il Vecchio trattò di meteorologia nel Libro II della Naturalis Historia. Fra i padri fondatori della meteorologia moderna, a metà dell’800, invece, possiamo senz’altro annoverare Francis Beaufort e Robert Fitzroy: solo a seguito delle loro ricerche le scienze dell’atmosfera hanno avuto un impulso importante.

Per quanto riguarda la meteorologia, questa si è sviluppata soprattutto per poter avere informazioni utili in caso, ad esempio, di guerre, ma anche per il settore aeronautico, dunque il ruolo delle donne in questa disciplina scientifica è sempre stato inesistente o marginale. Un ruolo venne loro riconosciuto solo durante la prima e la seconda guerra mondiale in un momento in cui gli uomini erano chiamati a combattere, ma, poiché le previsioni meteorologiche erano essenziali per l’azione, le donne vennero ammesse a ricoprire il ruolo di “signorine delle mappe” prima e “osservatrici” poi, per poter elaborare quelle informazioni meteorologiche necessarie per le operazioni belliche.

A questo proposito ricordiamo le prime assistenti professioniste del Meteorological Field Service del Regno Unito nel 1918, ma anche le donne impiegate nel programma Women Accepted for Volunteer Emergency Service (WAVES) nella marina degli Stati Uniti, e quelle che prestarono servizio presso il Weather Bureau degli Stati Uniti, arrivando a 900 unità di personale nel 1945. Finite le guerre, molte lasciarono il servizio e, delle 200 donne addestrate per fare previsioni nel programma WAVES, meno del 10% rimase in meteorologia.

Scarso anche il numero di donne che avevano una formazione professionale in questo ambito: in Germania, verso la metà degli anni '30, sette donne avevano conseguito il dottorato in meteorologia presso le università tedesche. Negli Stati Uniti, nel periodo tra le due guerre mondiali, furono avviati due programmi in meteorologia presso i dipartimenti di ingegneria aeronautica del California Institute of Technology (CIT), nel 1928 (ma le donne vi vennero ammesse solo negli anni ’50), e del Massachusetts Institute of Technology (MIT), nel 1933, ma il numero di donne che frequentarono fu irrisorio e le prime donne laureate in meteorologia al MIT si ebbero nel 1940. Fu solo successivamente, negli anni della ripresa dopo la guerra, che le donne iniziarono a formarsi e a lavorare nel settore delle scienze dell’atmosfera in diversi paesi.

Prima della seconda guerra mondiale, quando l’accesso all’istruzione universitaria era quasi impossibile per le donne, solo una manciata di donne si distinse nel campo delle scienze dell’atmosfera. Subito dopo la guerra, fra le pioniere in questo settore mi piace ricordare due figure che, grazie a una combinazione fortunata di fattori, ebbero un ruolo importante nel settore: Anna Mani e Joanne Simpson.

Anna Mani (1918-2001), indiana, formatasi dapprima nel suo paese, dopo un periodo in UK, tornò in India dove svolse le mansioni di meteorologo certificato contribuendo in modo fondamentale alla realizzazione della rete di osservatori meteorologici del paese, una delle più capillari e ben attrezzate, e alla creazione di strumenti meteorologici. Erano gli anni in cui il Mahatma Gandhi si adoperava molto per la emancipazione delle donne e il riconoscimento dei loro diritti e questa atmosfera favorì il successo di Anna Mani, una delle pochissime donne con posizione di rilievo nel settore, e che successivamente ricoprì diversi ruoli anche nella Organizzazione mondiale della meteorologia, come esperta in strumentazione e standardizzazione di strumenti e metodologie nel settore.

Joanne Simpson (1923-2010) è stata la prima donna negli Stati Uniti a ricevere un dottorato di ricerca in meteorologia, oltre a esser stata il primo presidente donna dell’American Meteorological Society, la più prestigiosa associazione del settore nella quale si impegnò per aumentare la partecipazione delle donne e delle minoranze nelle scienze fisiche. Nella sua carriera si occupò di meteorologia delle aree tropicali e contribuì allo sviluppo della missione per lo studio delle precipitazioni in quelle regioni: la Tropical tainfall measuring mission.

In anni più recenti altre figure hanno svolto un ruolo di spicco nelle scienze dell’atmosfera: cito solo, fra le altre, Susan Solomon (Stati Uniti), Julia Slingo (UK), Sue Barrell (Australia).

In Italia, nel 1954 le previsioni del tempo prodotte dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica militare divennero parte integrante del telegiornale nazionale e nel 1957 formarono una rubrica a sé stante condotta dall’indimenticabile colonnello Edmondo Bernacca, affiancato, nella presentazione delle previsioni, dalle "signorine buonasera" (Nicoletta Orsomando, per citarne una). Si trattava quindi di donne che non avevano una preparazione professionale in meteorologia, né erano studiose della materia. Dal 2011 le previsioni sono elaborate e presentate sulle reti televisive della Rai dal Servizio meteorologico dell’Aeronautica militare e solo in anni recenti le donne hanno avuto accesso al servizio.

Oggi nel mondo, grazie a nuovi programmi di studio e alla crescita dell’interesse verso questa scienza, il ruolo delle donne leader nel settore è non solo riconosciuto, ma fondamentale, e va crescendo il numero di studiose che ricoprono ruoli importanti non solo nelle università e nei centri di ricerca, ma anche in consessi internazionali, dalla World meteorological organization (WMO), all'Intergovernmental panel on climate change (IPCC) e così via.

Rimangono tuttavia ancora delle disparità: sia le minoranze razziali che le donne sono ancora poco numerose nel campo della scienza dell'atmosfera rispetto ai colleghi maschi, e questo è vero in particolare sia nei ruoli dirigenziali, ma anche fra coloro che intervengono sui mezzi di comunicazione, dai weather broadcaster agli esperti di volta in volta interpellati.

Nel settore della climatologia è oggi comunemente accettata l'ipotesi che vi sia una connessione stretta fra genere e clima: è un dato di fatto che le donne, per il loro ruolo nella società e la difficoltà, spesso, ad accedere ad acqua ed energia sicure, siano più vulnerabili ai disastri ambientali e alle conseguenze dei cambiamenti climatici e dunque qualunque agenda sul clima oggi si ritiene debba avere un occhio attento alla parità di genere.

D’altra parte, le donne hanno svolto spesso un ruolo importante nelle ricerche e nelle politiche ambientali e il contributo delle donne nella ricerca sui cambiamenti climatici ha ricevuto una crescente attenzione all'inizio del XXI secolo. Il riscontro avuto dalle donne stesse e le questioni affrontate dalle donne sono state descritte dapprima come "imperative" dalle Nazioni Unite poi come "critiche" dal Population Reference Bureau.

Un recente rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità ha concluso che inserire negli studi che si svolgono l'analisi di genere "fornirebbe una mitigazione e un adattamento più efficaci ai cambiamenti climatici".

Per concludere, il fenomeno “Greta Thunberg”: pur non essendo una studiosa delle scienze dell’atmosfera, è stata proprio la sua sensibilità di giovane donna a portare all'attenzione mondiale, in modo forte e chiaro, il fatto che la crisi climatica è qui e ora e necessita della partecipazione di tutti e di risposte concrete.

Note

Questo articolo nasce dall'intervento tenuto dall'autrice all'interno del convegno Ambiente e Clima. Il presente per il futuro organizzato a fine 2019 dal gruppo "genere e ambiente" dell’Associazione Donne e Scienza. 

Riferimenti

Alexandra Cranford, 2018: Women Weathercasters. Their Positions, Education, and Presence in Local TV. Bullettin of the American Meteorological Society, 281-288. DOI:10.1175/BAMS-D-16-0317.1

Joanne Simpson and M. A. LeMone, 1974: Women in meteorology. BuIl. Am. Meteorol. Soc., 55, 122-131.

Margaret A. LeMone and Patricia L. Waukau, 1982: Women in meteorology. BAMS, Vol. BuIl. Am. Meteorol. Soc., 63, 1266-1276

Miriam Gay-Antaki and Diana Liverman, 2018: Climate for women in climate science: Women scientists and the Intergovernmental Panel on Climate Change. PNAS, 115, 2060-2065

Rachel Winnik Yavinsky, 2012: Women more vulnerable than men to climate change. Population Reference Bureau. 

WHO, 2015: Gender, Climate Change, and Health 

WMO, 1991: Celebrating pioneer Indian Meteorologist Anna Mani. WMO Bulletin, Volume 40 No.4.

WMO, 2003: Women working in meteorology and hydrology. WMO Bulletin, Volume 52 No.2

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