
Non c'è ripresa senza fondi contro la violenza
Dall’entrata in vigore del DL 93/2013, che ha posto le basi dell’attuale sistema antiviolenza, il Dipartimento per le pari opportunità (DPO) ha destinato il 75% delle risorse riservate a interventi di protezione. Solo il 14% è stato programmato per la realizzazione di interventi di prevenzione, il 2% è stato destinato ad attività rientranti nell’asse "assistenza e promozione", mentre del restante 9% non sono disponibili informazioni.
A fare il punto è Actionaid con Cronache di un’occasione mancata. Il sistema antiviolenza italiano nell'era della ripartenza, nuovo rapporto sullo stato dell’arte del sistema antiviolenza italiano, con particolare riferimento ai fondi statali ordinari e straordinari erogati per la prevenzione e il contrasto della violenza maschile contro le donne, nonché per la protezione di coloro che tale violenza la subiscono.
"I risultati purtroppo sono preoccupanti" commenta Isabella Orfano, che ha coordinato la ricerca "ma crediamo che il rapporto possa essere un utile strumento per chiedere un cambiamento politico a partire proprio dai dati raccolti.
Il Piano nazionale antiviolenza da adottare per il triennio 2021-2023, presentato alla Cabina di regia il 20 luglio 2021 e giunto in Conferenza Unificata il 3 novembre, a un anno dalla scadenza del Piano 2017-2020, non è ancora stato reso operativo, si legge nel rapporto. Al 15 ottobre 2021, le regioni hanno erogato il 74% dei fondi nazionali antiviolenza delle annualità 2015-2016, il 71% per il 2017, il 67% per il 2018, il 56% per il 2019 e il 2% per l’annualità 2020.
Nessuna risorsa è ancora stata trasferita dal DPO per il 2021. I tempi di erogazione dei fondi stanziati per l’annualità 2020 sono tornati ad allungarsi. E il DPO ha impiegato circa 7 mesi per trasferire le risorse alle Regioni.
L’indice di trasparenza applicato agli atti di programmazione, assegnazione e liquidazione dei fondi statali antiviolenza per il 2019 ha evidenziato un miglioramento della trasparenza delle regioni, nella gestione dei fondi statali, pari a 10 punti di percentuale rispetto a quanto registrato nel 2020, si legge ancora, ma i fondi straordinari per rispondere ai bisogni delle donne emersi durante l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia in molti casi non sono ancora giunti alle beneficiarie a un anno e mezzo di distanza dal loro stanziamento (solo l'1% per cento delle risprse destinate alle case rifugio è stato effettivamente stanziato).
La prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne sono i grandi assenti della politica: non se ne parla infatti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e non se ne parla nella Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026.
"È evidente che il lavoro da fare per combattere la violenza maschile contro le donne sul piano politico, economico, sociale, culturale e operativo è ancora tanto, tantissimo" continua Orfano. "Ed è per questo che ActionAid è impegnata in un dialogo costante con le istituzioni affinché adottino strategie e misure efficaci e stanzino risorse adeguate per rafforzare il sistema antiviolenza italiano".
Per produrre il cambiamento, scrivono le autrici del rapporto Rossella Silvestre e Rossana Scaricabarozzi "è necessario scardinare le fondamenta di quella cultura sociale, politica ed economica di stampo patriarcale che produce e riproduce le disuguaglianze di genere e alimenta la violenza maschile contro le donne, e serve farlo con urgenza".
È importante, continuano "iniziare a superare la frammentarietà programmatica delle azioni antiviolenza messe in campo e intervenire strutturalmente e trasversalmente sulle politiche pubbliche nel loro insieme, eliminandone la neutralità e prevenendo le discriminazioni di genere che spesso producono. Solo adottando questo approccio sarà possibile attivare un vero processo a 360 gradi di prevenzione della violenza maschile contro le donne nel nostro Paese".