Politiche

Il governo giapponese ha promosso in più modi l'uso delle tecnologie nel settore dell'assistenza per fronteggiare le sfide che un veloce invecchiamento demografico sta imponendo al paese. Eppure le resistenze culturali sono ancora molte. I risultati di un'indagine spiegano perché

L'era dei robot, fine dell'empatia?

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Foto: Unsplash/ Franck V.

In molti Paesi si ritiene che la tecnologia rappresenti una soluzione alle sfide che una società caratterizzata da un invecchiamento costante comporta. A seguito degli ultimi sviluppi tecnologici, sappiamo che apparecchiature e robot tecnologicamente più avanzati faranno il loro debutto nel settore dell’assistenza e avranno un impatto significativo sul lavoro di cura. L’impiego di apparecchiature robotiche in questo settore è stato oggetto di discussione in Giappone. Nonostante l’entusiasmo mostrato dal governo giapponese, tuttavia, le apparecchiature robotiche raramente vengono utilizzate nell’ambito dell’assistenza alle persone anziane e anche le tecnologie assistive non robotiche non trovano largo impiego in tale settore.

In che modo le tecnologie possono migliorare l’assistenza? L’assistenza fornita dalle tecnologie è comunemente associata a un’idea di 'freddezza' rispetto all’assistenza fornita dalle persone alla quale è associata un’idea di 'calore'. I risultati emersi da tre gruppi di discussione ai quali hanno partecipato operatori e operatrici del settore dell’assistenza in Giappone dicono molto sui valori culturali propri del paese, che sono alla base dell’impiego limitato dei robot nel settore dell’assistenza. I valori e le idee di matrice culturale restringono il ventaglio delle possibili politiche e incidono sui comportamenti di individui e gruppi sociali. Eppure le tecnologie per l’assistenza hanno delle potenzialità che vale la pena analizzare.

La 'freddezza' delle macchine per la cura

L’introduzione dei robot nel settore dell’assistenza rappresenta un tema controverso. Sebbene i robot abbiano sostituito la forza lavoro nello svolgimento di svariate mansioni caratterizzate da un elevato livello di fatica e di rischio, e abbiano contribuito al raggiungimento di una qualità di prodotto costante, sembrano incapaci di coprire gli aspetti dell’assistenza (inclusi quelli di natura emozionale e relazionale) legati al complesso di relazioni sociali che va a incidere sul benessere delle persone. Il contrasto tra la 'freddezza' dell’assistenza fornita dalle tecnologie e il 'calore' dell’assistenza fornita dalle persone potrebbe creare dei conflitti nell’erogazione delle prestazioni assistenziali.

Il lavoro di cura include una serie di mansioni pesanti in termini di assistenza alla persona che sono la causa più frequente di malattie professionali. Tali mansioni consistono, ad esempio, nel fornire sostegno nello svolgimento delle attività di igiene quotidiana (tra cui farsi il bagno) o nel trasferire le persone assistite dal letto alla sedia. In Giappone, l’assistenza è considerata una delle cosiddette “occupazioni 3K”: pericolose (kiken), sporche (kitanai) e logoranti (kitsui). Dato che le apparecchiature assistive non vengono usate spesso nei luoghi di lavoro deputati all’assistenza nel Sol Levante, questo comporta una serie di disturbi muscoloscheletrici tra gli operatori e le operatrici. Verosimilmente, la mancanza di misure efficaci per sostenere l’utilizzo di tecnologie assistive rispecchia un sistema valoriale e ideologico secondo cui le macchine non possono efficacemente fornire assistenza dal momento che non possono assicurare quel calore umano che è la cifra distintiva delle persone.

La strategia del governo giapponese 

A partire dal XXI secolo, quando il settore della robotica ha mostrato un andamento stagnante, il governo giapponese ha promosso l’innovazione abbinandola alle sfide che una società caratterizzata dall’invecchiamento demografico si trova a dover affrontare. Le prime vere iniziative pubbliche per la promozione della robotica in ambito assistenziale sono state attuate nel 2010, quando il governo – nell’ambito della Nuova strategia nazionale per la crescita – ha presentato il suo programma per lo sviluppo e l’impiego di robot a fini di assistenza.  

Nonostante gli sforzi del governo, però, i robot non vengono usati su larga scala nel settore in esame, e le tecnologie al momento disponibili non sono sufficientemente sviluppate per essere integrate nel lavoro di cura. Verosimilmente, questo sottoutilizzo è causato dalla mancanza di conoscenze approfondite della realtà del lavoro di cura, nonché da una governance inadeguata a livello pratico. Le motivazioni del governo a favore della promozione dell’impiego di robot nel settore dell’assistenza rispecchiano in parte tali aspetti. 

Le motivazioni del governo giapponese a favore dell'impiego dei robot nel settore dell'assistenza si basano su retoriche diverse. La retorica del carico di lavoro: la robotica assistenziale può ridurre il peso – fisico e mentale – del lavoro di cura, nonché il turnover del personale. La retorica della qualità: i robot possono aiutare le persone anziane a essere indipendenti, vivere con dignità e godere di una più elevata qualità di vita. La retorica dell’industria robotica: il governo giapponese intende potenziare tale settore industriale e prevede una crescita interna. La retorica del risparmio: l’efficienza e la produttività dovrebbero essere incrementate attraverso l’impiego di robot con lo scopo di contenere i costi. 

L’idea di freddezza associata alla robotica assistenziale rispecchia l’obiettivo perseguito dal governo in termini di contenimento dei costi e di promozione del settore industriale della robotica. 

I risultati dell'indagine

Per comprendere meglio le percezioni e le esperienze che gli operatori e le operatrici del settore hanno delle tecnologie, nell’aprile del 2016 ho organizzato tre gruppi di discussione incentrati specificamente sui sollevatori. Sebbene tali apparecchiature non rappresentino né una tecnologia nuova né un’applicazione robotica, esse forniscono un esempio valido dal momento che gli operatori e le operatrici giapponesi non hanno esperienza o conoscenze specifiche al riguardo. Mentre i sollevatori trovano largo impiego in molte parti del mondo, come ad esempio nei paesi europei, raramente essi vengono utilizzati nel lavoro di cura nel Sol Levante. L’analisi della mentalità che sta alla base di questo fenomeno potrebbe rivelarne la causa. I gruppi di discussione comprendevano il personale in servizio presso tre centri di assistenza per anziani. I membri di due gruppi (ciascuno con quattro persone) prestavano servizio presso due diverse residenze per persone anziane nelle quali venivano utilizzate le tecnologie assistive. I membri del terzo gruppo (formato da quattro persone) prestavano servizio presso residenze per persone anziane nelle quali non veniva fatto uso di tali tecnologie. 

Il personale delle residenze per persone anziane nelle quali non si fa uso dei sollevatori ritiene che l’uso di tali apparecchiature riduca le persone a oggetti. Tali operatori e operatrici sono inoltre riluttanti a fare uso delle soluzioni tecnologiche applicate alle vasche da bagno, come ad esempio le tecnologie di matrice robotica finalizzate a fornire sostegno alle persone anziane in una serie di movimenti necessari per entrare e uscire dalla vasca da bagno. Ritengono che fornire assistenza con l’aiuto di un sollevatore o di soluzioni tecnologiche applicate alle vasche da bagno significhi trattare le persone anziane come oggetti. Inoltre, a loro dire, l’impiego di macchine risulta strano e innaturale. Queste convinzioni partono da un presupposto: la tecnologia rende le persone anziane passive, quando invece esse dovrebbero essere assistite da mani amiche e amorevoli, mani che trasmettano il calore proprio degli esseri umani. La tecnologia, con la sua 'freddezza', viene ritenuta incapace di gestire situazioni di vulnerabilità.

Tuttavia, alcuni studi mostrano come i sollevatori aumentino la qualità dell’assistenza dal momento che lo svolgimento manuale della stessa mansione potrebbe risultare disagevole e perfino doloroso per i soggetti assistiti. Quando sollevano manualmente le persone anziane, gli operatori e le operatrici le tengono in braccio e non riescono a vederne il viso (che si trova sopra la propria spalla). Un tale modus operandi non è ortodosso dal momento che chi solleva la persona anziana non può vedere se questa stia scomoda. Tutto ciò non avverrebbe se venisse usato un sollevatore.

Alcuni operatori e alcune operatrici in servizio presso le residenze nelle quali si fa uso di sollevatori ritenevano inizialmente che l’uso di tali dispositivi potesse risultare impersonale. Tuttavia, in un secondo momento, ne hanno scoperto i vantaggi: ad esempio, alleviano il dolore provato dalle persone anziane al momento del sollevamento.

Valori culturali e tecnologie

In Giappone l’assistenza alle persone anziane è tradizionalmente affidata alle famiglie. Tuttavia, oggi si è imposta l’assistenza professionale di tipo non familiare. Le persone anziane tendono a sentirsi in colpa per l’impegno di tipo fisico e mentale che esse comportano per il personale che le assiste. Se consideriamo che il benessere di ciascuna persona dipende dal fatto di percepire o meno (a livello individuale) di non aver creato problemi nell’ambito delle relazioni sociali, le argomentazioni a favore della robotica assistenziale sono forti. Alleggerire – tramite l’impiego di robot – l’onere che le persone anziane comportano a livello sociale andrà a vantaggio anche delle persone assistite e non soltanto degli operatori e delle operatrici. Il senso di colpa provato dalle persone anziane deve essere considerato però come un desiderio di mantenere i contatti con la società e non come la volontà di interromperli. 

Per concludere, i risultati dello studio presentato mostrano come le tecnologie possono fornire un contributo importante alla definizione di buone pratiche in ambito assistenziale. Le persone possono erogare prestazioni assistenziali in modo amorevole, partecipe e attento e fare uso dei robot senza aspettarsi che essi lavorino nello stesso modo. Come emerge dal caso dei sollevatori, è importante comprendere le modalità con cui le persone – al fine di fornire un’assistenza di migliore qualità – fanno uso delle tecnologie. 

Un’altra preoccupazione destata dalla robotica assistenziale riguarda la possibilità che quest’ultima riduca le ore di interazione tra il personale e la persona assistita. Se i sollevatori e le tecnologie applicate alle vasche da bagno non riducono i momenti di interazione con le persone anziane, alcune tecnologie hanno invece tale risultato. L’erogazione di assistenza di buona qualità diverrebbe problematica qualora tali momenti di interazione tra il personale e le persone assistite dovessero ridursi eccessivamente.

Bibliografia

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Questo articolo nasce da un intervento tenuto dall'autrice alla 3rd Transforming Care Conference che si è tenuta al Politecnico di Milano dal 26 al 28 giugno 2017.

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