Politiche

Uno studio mette a confronto i piani di ripesa e resilienza di sei paesi europei per capire come e quanto Italia, Francia, Germania, Grecia, Spagna e Portogallo investiranno in gender mainstreaming per uscire dalla crisi

Genere e ripresa,
sei paesi a confronto

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Foto: Unsplash/ ThisisEngineering RAEng

La risposta economica dell'Unione europea all’emergenza pandemica, con l’ampio ventaglio di dispositivi finanziari resi disponibili in maniera tra loro complementare e sinergica, ha rappresentato un chiaro punto di svolta non solo in termini di entità dello sforzo fiscale sottostante e dell'erogazione di liquidità, ma anche di tipologia di strumenti – ricorso alle sovvenzioni, emissione di debito comune da parte della Commissione europea.

Ancor più rilevante è il paradigma assolutamente nuovo sotteso al finanziamento dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnnr), ovvero la logica di output, e non di spesa, della cosiddetta Recovery and resilience facility (Rrf), che prevede esborsi solo a fronte del soddisfacente conseguimento (entro il 2026) di specifici traguardi qualitativi (milestones) e obiettivi quantitativi (targets), da indicare per ogni progetto con relativi tempi di realizzazione, e si spinge così nella direzione di una efficace ed efficiente implementazione dei pacchetti di riforma e investimenti contenuti nei piani.

Dall’analisi dei piani di ripresa di sei paesi – Italia, Francia, Germania, Grecia, Spagna e Portogallo – oggetto di un recente studio comparato, emergono alcuni interessanti aspetti di convergenza e di peculiarità. 

Tra questi, l’attenzione alla coesione non solo territoriale (in particolare per i paesi che presentano divari in questo ambito, come l’Italia che ha allocato il 40 per cento dei fondi a beneficio del Mezzogiorno), ma anche a livello sociale: al riguardo, si ricorda che il nostro Pnrr destina circa il 10 per cento delle risorse alla riduzione dei divari intergenerazionali e di genere.

Quest’ultimo aspetto – i divari di genere – ha costituito un focus di approfondimento dell’analisi, data anche la forte centralità che la Commissione europea riserva al tema, ricordando come la pandemia abbia impattato maggiormente sui settori in cui è per lo più presente la forza lavoro femminile.

Lo stesso regolamento della Rrf prevede, infatti, che tra i contenuti obbligatori dei piani di ripresa vi sia l’indicazione delle modalità attraverso cui essi contribuiscono alla parità di genere nonché l’esigenza di promuovere il gender mainstreaming lungo tutto il processo interessato, dalla definizione al'attuazione dei piani. 

In tale contesto, le ultime raccomandazioni della Corte dei conti europea (Eca) evidenziano la necessità di rafforzare la valutazione dell'impatto di genere rispetto all’utilizzo delle risorse investite nei programmi comunitari. In particolare, l’Eca chiede alla commissione, di includere nel rapporto che essa dovrà presentare a metà 2022 sullo stato di attuazione della Rrf, anche una valutazione specifica di come i piani di ripresa abbiano effettivamente contribuito a ridurre i divari di genere. 

Più nello specifico, lo studio comparato evidenzia alcune convergenze sulla natura trasversale dell’approccio alla parità di genere – in Italia, Spagna e Portogallo, ma anche in Germania, pur non avendo ricevuto raccomandazioni specifiche in merito da parte della Commissione europea –, e la presenza di alcune misure comuni per l’occupazione femminile, soprattutto nel settore dell’economia digitale e nelle materie scientifico-tecnologiche – in Grecia, Portogallo e Italia.

Emergono, tuttavia, anche alcune peculiarità legate a specificità nazionali e alle priorità di policy dei singoli paesi.

Condizionalità sul gender procurement per Francia e Italia. Impegno a garantire determinate quote minima (almeno i 40%) di presenza femminile a livello di posizioni apicali nella pubblica amministrazione attraverso l’adozione di un apposito piano d’azione, in Francia, o nei Consigli di amministrazione, in Germania. L'istituzion di commissioni specifiche per verificare la presenza equilibrata di uomini e donne nei progetti finanziati dal Pnrr, in Spagna. Stima, anche quantitativa, dell’impatto di genere del piano di ripresa, in Italia, e non meramente qualitativa, in Francia e Germania). Focus sulla violenza di genere, in Spagna e Portogallo. Rafforzamento della valutazione delle discriminazioni di genere attraverso appositi osservatori sulla parità, in Grecia. 

Per tutti i paesi sarà cruciale la fase di effettiva implementazione dei piani di ripresa, da verificare ex post ma anche in itinere, lungo tutto il processo di monitoraggio sull’attuazione delle misure, per dare maggiore concretezza al preliminare giudizio valutativo positivo espresso il 22 giugno scorso proprio sui piani da parte della Commissione europea. 

Riferimenti

G. Di Domenico et al., Un confronto tra i Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) di sei Paesi europei, con focus sulle politiche di genere, nota tematica del Dipartimento del Tesoro, n.1/2021

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