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Natalità significa
rispettare le persone

Foto: Unsplash/Katie McNabb

Per favorire la natalità servono politiche che consentano un'effettiva libertà di scelta alle persone, senza discriminarle. Il commento della rete Alleanza per l'infanzia dopo gli Stati generali della natalità

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In equilibrio sul presente, le donne in Italia sono ancora assediate dai compromessi della conciliazione. Cosa ci racconta il nuovo report di Save the children sulla maternità e sulle vite che stiamo vivendo, ma anche su come potremmo cambiarle

Quozienti familiari, moratorie sui nidi, libri gratis, detassazione dei prodotti per l'infanzia, esonero dal canone tv. Più che degli "stati generali della natalità" abbiamo bisogno di capire come governare la denatalità 

Avere figli e lavorare sembra essere una delle sfide più difficili del nostro tempo. Mentre in Italia migliaia di madri lasciano il lavoro, nel Regno Unito aumentano i padri casalinghi e le persone scendono in piazza per chiedere una riforma dell'assistenza all'infanzia e nuove politiche per le famiglie

A novembre la popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi. L'ultimo rapporto del Fondo delle Nazioni Unite ci invita a capovolgere le domande: invece di chiederci se le donne fanno troppi o pochi figli, per cambiare le cose dovremmo concentrarci sullo stato della libertà di scelta

L’Italia, come ben noto, è uno dei paesi con più persistente bassa fecondità al mondo. La struttura per età della popolazione, come conseguenza della denatalità passata, è sempre più sbilanciata a sfavore delle generazioni giovani-adulte. Si riduce il numero delle donne in età riproduttiva, cala la forza lavoro potenziale. Più, quindi, il tempo passa, più diventa difficile invertire la curva negativa, con effetti preoccupanti per la stessa sostenibilità e futuro del paese. È importante, pertanto, che le politiche pubbliche se ne occupino.

Per poter sostenere in modo efficace la natalità è necessario, allora, chiarire quale ruolo debbano avere le politiche familiari, del lavoro, educative e della casa nel favorire meccanismi virtuosi che rafforzino le scelte positive di fecondità e consentano di realizzare il desiderio di avere un figlio, soprattutto un figlio in più.

Quelle che seguono sono le coordinate che, a nostro avviso, dovrebbero orientare tali politiche. 

Nelle società sviluppate contemporanee avere figli non è sentito come un obbligo e non è dato per scontato averli anche quando li si desidera. È una scelta libera, che ha bisogno di condizioni adatte per poter essere realizzata positivamente.

Avere figli non è una scelta indipendente dalle altre. Si inserisce in un processo di realizzazione personale e di benessere molto più articolato che in passato. Questo comporta prima di tutto che deve poter essere integrata positivamente con altre scelte. Autonomia dalla famiglia di origine e realizzazione di una propria sono strettamente dipendenti dalle politiche abitative e dalle opportunità di lavoro, adeguatamente remunerato e ragionevolmente sicuro, per i giovani. Una ragionevole sicurezza di un reddito adeguato nel medio-lungo periodo, così come l’accesso a una casa a condizioni economiche non penalizzanti (sotto forma di mutuo o di affitto), sono indispensabili per poter assumere una responsabilità irreversibile, quale è quella di mettere al mondo uno o più figli. 

La scelta di avere figli e quella di lavorare, non rinunciando alla propria realizzazione professionale, devono poter non solo essere compatibili per le donne, ma diventare leva positiva reciproca una dell’altra. Indispensabili sono, su questo versante, misure di conciliazione famiglia-lavoro tramite congedi ben remunerati e che incentivino la condivisione della cura tra madri e padri, un’offerta di servizi per l’infanzia accessibili e di buona qualità, tempo pieno scolastico generalizzato.

Avere figli non è una scelta solitaria. Serve una comunità che ne riconosca il valore tramite politiche solide, integrate e non occasionali, che favoriscano l’autonomia dei giovani e delle giovani coppie con figli, accompagnino le famiglie lungo tutto il percorso della crescita dei figli, contrastino la marginalizzazione delle madri nel mercato del lavoro, la povertà minorile e la diffusione della povertà nelle famiglie con due o più figli minori, con attenzione continua a migliorare, anno dopo anno, strumenti e servizi.

Per sostenere le scelte positive di fecondità e contenere gli squilibri demografici, quindi, è necessario ridurre prima di tutto le diseguaglianze di genere e generazionali e predisporre un contesto favorevole alla buona crescita di tutti i bambini e bambine, indipendentemente dalle caratteristiche dei loro genitori.

Ciò comporta lavorare su più fronti.

Rafforzare la parità di genere e le misure di conciliazione famiglia lavoro per le madri e i padri, tramite congedi genitoriali meglio remunerati e congedi di paternità più lunghi, servizi per l’infanzia di qualità, diffusi omogeneamente su tutto il territorio nazionale e finanziariamente accessibili.

Politiche della casa che favoriscano l’autonomia abitativa dei giovani e la scelta di formare una famiglia e avere figli.

Politiche del lavoro che favoriscano la creazione di buona occupazione, contrastando la precarietà, sotto-occupazione e il lavoro povero.

Politiche dell’istruzione che sostengano le pari opportunità nello sviluppo delle capacità e competenze.

Forte contrasto alla povertà minorile e all’impoverimento delle famiglie numerose.

Allargamento e facilitazione dell’accesso alle risorse indispensabili alla crescita per tutte le bambine/i indipendentemente dalle caratteristiche e dalla nazionalità dei genitori o dal luogo di residenza.

Chiara Saraceno, Emmanuele Pavolini, Alessandro Rosina per Alleanza per l'infanzia.

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