Nell’anno della pandemia 96mila madri con figli minori hanno perso il lavoro. Tra queste, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni: sono le madri che a causa della necessità di seguire i bambini più piccoli, hanno dovuto rinunciare al lavoro o ne sono state espulse.
Non è una cosa nuova ma una tendenza consolidata: i dati dicono che a quindici anni dalla maternità, i salari lordi annuali delle madri sono di 5.700 euro inferiori a quelli delle donne senza figli rispetto al periodo antecedente la nascita, il 53% in meno. Si chiama child penality, e a fare il punto è il rapporto appena lanciato da Save the children e dedicato proprio alla condizione delle madri in Italia.
Solo nel 2019, spiega il rapporto, le dimissioni volontarie hanno riguardato 51.558 persone, 2 su 5 a causa delle difficoltà di conciliazione: oltre 7 provvedimenti su 10 (37.611, il 72,9%) riguardavano lavoratrici madri.
Il Covid non ha fatto che aggravare questa disuguaglianza, con un impatto immediato anche sulle nascite, ormai da anni in calo, e che in Italia hanno registrato una ulteriore flessione. Sono state infatti 16mila in meno nel 2020 (-3,8% rispetto all’anno precedente).
Questi e molti altri dati sono contenuti nel rapporto intitolato Le equilibriste, che include testimonianza dirette e un confronto serrato con esperte ed esperti di politiche pubbliche e di gender equality che danno indicazioni precise sulle misure e gli interventi da attuare nell'immediato per cambiare le cose.
Se tutto resta com'è, infatti, ci vorranno almeno altri sessant'anni per una piena parità dei diritti, ricorda Barbara Leda Kenny, caporedattrice di inGenere, tra le esperte consultate dal rapporto che quest'anno fa un passo importante e inizia a misurare il benessere delle madri con un indicatore composito.
È già un gesto politico preciso, per mettere nero su bianco che la felicità di una madre è fatta almeno di tre cose: la condivisione del lavoro di cura in famiglia, il lavoro, i servizi all'infanzia. E i numeri dicono che le madri in Italia sono sempre meno felici, soprattutto al Sud dove ci sono meno servizi, meno occupazione e le famiglie sono ancora costruite intorno a un immaginario tradizionale sui ruoli.