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In 71 edizioni il Premio Strega ha visto vincere solo 10 donne. Alla distanza più lunga dall’anno dell’ultima vincitrice, i dati sul premio letterario più importante e discusso d’Italia

Premio Strega, il soffitto
di cristallo delle scrittrici

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Nelle prossime ore conosceremo i nomi dei finalisti e delle finaliste al 72esimo Premio Strega. Istituito nel 1947 lo Strega è uno dei premi letterari più importanti in Italia. Con il suo complesso meccanismo di voto, sancisce il riconoscimento della comunità letteraria nella sua accezione più larga, includendo oltre agli scrittori e alle scrittrici, i librai, gli studenti, i giornalisti.

Ma non sono solo allori, vincere il premio Strega ha un importante ritorno economico. Michela Ponzo (Sapienza Università di Roma) e Vincenzo Scoppa (Università della Calabria) hanno misurato gli effetti sulle vendite di un libro in relazione alla vittoria del Premio Strega calcolando che rappresenta un moltiplicatore (fino a cinque volte) delle copie vendute e una lunga permanenza in classifica. Lo stesso studio segnala come l’effetto moltiplicatore vale solo per il vincitore, i finalisti ottengono benefici di gran lunga inferiori. Alcuni esempi dell’ 'effetto Strega': uscito a settembre 2014, in nove mesi La Ferocia di Nicola Lagioia aveva venduto all’incirca 20mila copie, dalla proclamazione in poi il libro ha cominciato a essere acquistato e a scalare le classifiche registrando un aumento delle vendite in un mese di oltre il 70% rispetto alla cifra registrata in quasi un anno di esposizione in libreria. Nel 2013 il romanzo Resistere non serve a niente di Walter Siti era arrivato alla finale del premio Strega con 30mila copie vendute, a una settimana dalla vittoria ha raggiunto le 40mila e ha raddoppiato la presenza in libreria. Dopo alcuni giorni le copie sono diventate 80mila.

Il premio ha quindi un grande valore sia reputazionale che economico, noi lo abbiamo analizzato in un’ottica di genere per capire quale spazio hanno le donne in uno dei luoghi chiave di costruzione e riconoscimento del potere letterario. Il Premio Strega funziona così: c’è una giuria di circa 400 persone, gli 'Amici della domenica', che possono candidare i libri al premio, dai libri candidati il Comitato direttivo sceglie la rosa dei semifinalisti e poi ci sono due turni di votazioni degli Amici della domenica più altri soggetti invitati a far parte della giuria (come per esempio associazioni culturali di prestigio, istituti italiani di cultura all’estero) per decidere la cinquina e poi, con una seconda votazione, il vincitore. I dati utilizzati sono tutti pubblici e riguardano: vincitori e vincitrici, finalisti e finaliste (Cinquina), semifinalisti e semifinaliste. I dati sono disponibili per tutte le annate del premio, dal 1947 al 2017. In aggiunta, per gli anni 2009-2017 abbiamo anche i candidati e le candidate al premio stesso. Sarebbe stato interessante capire se ci sono corrispondenze e comportamenti di genere della giuria nella selezione delle candidature, ma i dati non sono pubblici. Quello che sappiamo è che, oltre a un Comitato direttivo (l’unico dato pubblico che vede una larga maggioranza maschile con un 75% di uomini, ma una presidente donna: la scrittrice Melania Mazzucco) e agli Amici della domenica, a votare ci sono gli istituti di cultura all’estero, e soggetti collettivi come associazioni culturali, di librai e di bibliotecari, rendendo difficile un’analisi del comportamento della giuria visto che di tutti costoro non conosciamo la distribuzione per genere.

Hanno vinto il premio 10 donne e 61 uomini e non si riscontra una tendenza particolare (i premi alle donne non aumentano o diminuiscono nel tempo). Quello che ha suscitato il nostro interesse è stato l’assenza di una donna vincitrice dal 2003 al 2018: non c’era mai stato un intervallo di tempo così lungo senza una vincitrice.

L’assenza di vincitrici da più tempo di sempre si iscrive per contrasto in un trend storico in cui le semifinaliste e le finaliste sono invece in crescita. Lo scatto in avanti delle donne nello Strega avviene in corrispondenza della prima metà degli anni ‘70 e del boom del femminismo, anni dopo i quali c’è una leggera flessione ma non si torna indietro: non ci saranno più semifinali di soli uomini (vedi figura 1) e spariranno (fatta eccezione per il 1981 e il 1987) le cinquine senza donne. Il fatto che si riscontri una dinamica storica in crescita tra le semifinaliste e le finaliste, con numeri oscillanti, ma che, dall’inizio degli anni ’90, non scendono quasi mai sotto il 20% (vedi Figura 2) non significa che alle donne venga riconosciuto un grande prestigio letterario: tolti gli anni fortunati del 2004 e 2007, in cui le donne conquistano la maggioranza dei posti in semifinale, la loro percentuale tende ad assestarsi sotto il 40% (Figura 2).  

Figura 1. Semifinalisti e semifinaliste

Figura 2. Semifinaliste, finaliste e vincitrici

Lo stesso grafico nella figura 2 conferma l’esistenza di un rapporto che è logico ma non scontato tra il numero di semifinaliste e di finaliste: più donne arrivano in semifinale, più donne accedono alle cinquine. C’è un effetto di così detta “massa critica”, le donne sono entrate a pieno titolo nella comunità letteraria e stanno producendo un mutamento culturale: all’aumentare delle donne a livello più basso aumentano anche quelle ai livelli più alti. Il che è positivo in quanto dimostra che non esistono specifici ostacoli di genere a questo livello.

È una buona notizia, ma c’è un ma. E il ma è che questo ostacolo sembra esistere nel passaggio finale. A conferma di quanto avviene anche in altri contesti, le donne incontrano nell’accesso ai vertici il così detto “soffitto di cristallo” vengono frenate da resistenze culturali (e di posizione) in virtù del loro essere donne, da barriere invisibili, apparentemente infrangibili e indipendenti dalle loro qualità. In settant’anni le donne sono riuscite ad aprire uno spazio, limitato ma tangibile, e a farsi strada ma non fino al vertice dove si spostano davvero il prestigio e i soldi.

Figura 3. Premio Strega 2009-2017

L’industria culturale, come tutti gli altri contesti, riflette una società ancora maschilista che propone e perpetua degli stereotipi di genere. Con un’aggravante: è l’industria che producendo cultura alimenta quegli stessi stereotipi. Negli anni recenti diverse scrittrici hanno sollevato e alimentato un dibattito sul prestigio letterario e l’esclusione delle donne dai luoghi in cui questo prestigio si costruisce - i festival e i premi -, un dibattito fondamentale che serve a interrogarsi e a interrogare.

Ma parlarne non basta. Bisognerebbe capire se anche le istituzioni letterarie possono dotarsi di anticorpi, pratiche e modalità per abbattere gli ostacoli culturali ed economici che non permettono alle donne di essere riconosciute a pieno titolo come membri della comunità letteraria e culturale più in generale.

Divenire consapevoli è un passo necessario ma non sufficiente. Se crediamo che riconoscere il talento delle donne e il loro contributo alla costruzione della nostra società a tutti i livelli, anche quello dell’immaginario, sia cruciale per affrontare il nostro futuro allora sono i meccanismi di funzionamento che vanno corretti.

La cultura non cambia da sola, non sulla base della semplice espressione di buoni propositi, soprattutto quando parliamo di meccanismi che hanno vantaggi economici importanti e che generano quindi le ovvie resistenze al cambiamento in chi detiene lo status quo.

Il focus sul Premio Strega è al centro del lavoro di ricerca svolto dall’Osservatorio su donne e uomini nell’editoria nato dalla collaborazione tra inGenere, il festival di scrittrici inQuiete, il Book Pride di Milano e il Salone Internazionale del Libro di Torino con l’obiettivo di fornire elementi validi per una migliore comprensione dello spazio che le donne occupano nel mercato editoriale.

Leggi il dossier 'Donne e uomini nell'editoria: posizioni, uso e mercato'