Educare alle differenze, al via la seconda edizione

Politiche
2 min lettura

Torna a Roma il 19 e il 20 settembre 2015 Educare alle Differenze, la rete nazionale - nata lo scorso anno dall’appello promosso da SCOSSE (Roma), Stonewall (Siracusa) e Progetto Alice (Bologna) - per "sostenere la scuola pubblica, plurale, inclusiva e democratica". 250 co-promotori tra associazioni, gruppi di ricerca, comitati genitori, 9 tavoli tematici paralleli, oltre 60 relatori/relatrici selezionati grazie a una call pubblica, oltre 500, le pre-iscrizioni individuali pervenute da ogni parte d’Italia per assistere ai workshop gratuiti: questi i numeri alla vigilia della due giorni dedicata all'educazione alle differenze e all’affettività.

I protagonisti? Insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, genitori, docenti universitari, esperti/e in studi umanistici e scienze sociali, in comunicazione e politiche europee, case editrici, attiviste/i lgbt, giornaliste/i, assistenti sociali, artisti/e e rappresentanti delle istituzioni. Tutti in diversi modi attivi all'interno di laboratori, scambio di buone pratiche, condivisione orizzontale di metodologie e strumenti didattici incentrati sulla valorizzazione delle differenze, il contrasto alla violenza di genere e al bullismo omofobico dentro e fuori la scuola.

Un programma ricco, quello dell'edizione 2015, che prevede anche dei tavoli di discussione con istituzioni ed enti locali. "In un clima inquinato da violente polemiche e gravi mistificazioni sui contenuti, le metodologie e gli obiettivi dei progetti di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole" scrivono le associazioni promotrici "Educare alle differenze è l’occasione giusta per conoscere che cosa davvero si fa nelle aule italiane per promuovere parità e rispetto e costruire una società aperta e inclusiva".

Leggi anche

Se l'educazione di genere fa paura

Stereotipi, parliamone dalle materne

Che genere di Dio. L'ideologia che non c'è

Di cosa parliamo quando parliamo di genere a scuola

Ideologia gender? Rispondono oltre 200 associazioni

Gender, l'ideologia che non c'è e i fondamentalismi nostrani