Persone. Mettere l'intelligenza artificiale al servizio dell'inclusione si può, ma servono consapevolezza politica e regolamentazione dei dati. Ivana Bartoletti, tra le massime esperte di cybersecurity e tecnologie responsabili a livello internazionale, ha fatto di questo assunto una professione
Ivana Bartoletti,
il futuro dei dati

L'intelligenza artificiale (in inglese Artificial intelligence, per abbreviare AI) sta trasformando ogni aspetto della realtà. Lo sa bene Ivana Bartoletti, riconosciuta a livello internazionale come leader nei settori della privacy, della protezione dei dati e della tecnologia responsabile. Nominata Donna dell’anno ai Cyber Security Awards del 2019, già presidente della Fabian Women’s Network, rete per il cambiamento sociale e politico, che promuove i principi del socialismo democratico, influenzando il potere decisionale, e coinvolgendo le donne nel dibattito pubblico, Bartoletti è attualmente Global data privacy officer di Wipro, società di servizi informatici, consulenza e processi aziendali. In passato, ha lavorato come consulente del Ministro dei Diritti Umani e come manager sulla governance dell'informazione presso il NHS Counter Fraud and Security Management. Esperta di questi temi per il Consiglio d’Europa, è co-editrice di The AI Book, un manuale per investitori, imprenditori e fin-tech visionari, e autrice di An artificial revolution, on power, politics and AI.
Dal 2020 al 2022, è stata ricercatrice presso l'Università di Oxford, dove si è concentrata sulla promozione della condivisione globale delle informazioni attraverso privacy, sicurezza, protezione dei dati e diritti umani. Nel febbraio 2023 è stata invitata a partecipare alla riunione inaugurale per la sicurezza informatica e la privacy presso il Pamplin College of Business del Virginia Tech, dove collabora a stretto contatto con la facoltà e con gli studenti sulla privacy, la protezione dei dati e le nuove tecnologie.
Ha fondato la rete Women Leading in AI, che riunisce pensatrici, scienziate, accademiche, imprenditrici e politiche per influenzare il futuro dell'intelligenza artificiale su scala globale.
Nell'indifferenza di chi ancora crede che l'intelligenza artificiale riguardi solo robot e che sia una minaccia per l’estinzione umana, Ivana Bartoletti, in un'intervista a Il Sole 24 Ore, ha precisato che “non deve farci paura, anche perché è soltanto la replica su software dei dati e, in ultima analisi, della realtà che viviamo tutti i giorni, al fine di automatizzare i compiti umani più ripetitivi e assisterci in una migliore gestione, per esempio, delle cure mediche, o del traffico, o dei flussi logistici di un'azienda, o ancora della pubblica amministrazione”.
Tutto sta nell'input che l'Ai si trova a elaborare, ricorda Bartoletti nei suoi studi. Serve più che altro consapevolezza sui dati e una discussione aperta su come superare pregiudizi e disuguaglianze all’interno della società. L'intelligenza artificiale non è affatto neutrale come ci si può aspettare, ed è generalmente declinata al maschile, più che al femminile. E lo è non solo perché gli informatici e i programmatori che la generano sono, in grande maggioranza, maschi; ma anche perché, in sostanza, sta ridisegnando il pianeta a partire dal modello economico, sociale e simbolico dominante, quello che continua con ordinato automatismo a favorire gli uomini, a svantaggio dell'altra metà.
È fondamentale muoversi verso una sempre maggiore regolamentazione delle informazioni e dei dati utilizzati. Per Bartoletti, che è entrata nel mondo della privacy con un background da femminista ed esperta di diritti umani, la privacy è infatti legata in modo indissolubile all’uguaglianza, non solo intesa come autosovranità individuale e protezione delle informazioni personali, ma anche come valore sociale che ha a che vedere con la giustizia e la distribuzione del potere. Le tecnologie per la tutela della privacy servano a creare proprio un legame forte tra le discipline della privacy e l'uguaglianza, in quanto, come ha sottolineato spesso Bartoletti nei suoi interventi pubblici, devono basarsi l'una sull'altra.
Le donne sono sempre sottorappresentate in quella mostruosa mole di dati che alimenta l'intelligenza artificiale: il machine learning – ovvero quel sottoinsieme dell’intelligenza artificiale che apprende in modo automatico dai dati che gli si fornisce – perpetua in maniera sistematica questa disuguaglianza, che richiede, oltre a una regolamentazione, un costante dibattito politico ed evitare così di ritrovarci a vivere un futuro scritto da algoritmi che codifichino e rinsaldino stereotipi.
In questo contesto si inserisce il progetto Women Leading in AI, network che promuove la parità di genere nel settore digitale di cui Bartoletti è co-fondatrice. Si tratta di una rete di esperte e professioniste che vuole favorire la trasparenza dell’intelligenza artificiale, analizzandone l'etica, i pregiudizi e la governance ma anche le opportunità e le sfide per il futuro.
Tra le massime esperte a livello internazionale in materia di privacy, trattamento dei dati, cybersecurity e intelligenza artificiale, con esperienza anche nel campo dell'etica dei dati, nel suo libro An artificial revolution: on power, politics & AI, Bartoletti parla della realtà che si nasconde dietro la rivoluzione dell'intelligenza artificiale, dai lavoratori sottopagati alla relazione simbiotica tra Ai e populismo di destra. Il suo è un manuale essenziale per comprendere l’intersezione tra tecnologia e politica da cui prendono vita non solo le risposte necessarie a garantire la protezione della democrazia e dei diritti umani, ma lo stesso futuro della civiltà.
Wipro, di cui è Global Chief privacy Officer, conta 260.000 dipendenti, ed è un'azienda che supera quotidianamente i confini della tecnologia con l'intelligenza artificiale, rimanendo focalizzata su valori come integrità e rispetto del bene comune.
In relazione alle sfide che le aziende si troveranno ad affrontare nell'immediato futuro, considerando l'attuale situazione politica, tra crisi della globalizzazione e nuovi allineamenti geopolitici influenzati dagli effetti del riscaldamento globale, Bartoletti è chiara: ritiene che, da un lato, le aziende dovranno sicuramente affrontare queste incertezze con un rapido sviluppo tecnologico, ma, dall’altro, dovranno anche e soprattutto rimanere in prima linea su ciò che accade nel mondo, aggiornandosi sulle dinamiche sociali.
Come evitare che nel prossimo futuro l'AI non diventi un moltiplicatore automatico di stereotipi e fare in modo che possa davvero contribuire a un sistema di competenze inclusivo? le abbiamo chiesto raggiungendola direttamente. "L'intelligenza artificiale può fornire un supporto importante" ci ha risposto. "Ad esempio, può presentare un livello molto specifico di conoscenze e tendenze e individuare modelli di discriminazione invisibili all'occhio umano. Queste sono informazioni utilissime che possono permetterci di intervenire in maniera molto più mirata. I dati possono essere plasmati in base al concetto di equità che un'azienda decide di utilizzare. In sostanza, tutto ciò non avverrà mai in maniera naturale – ci vuole una decisione sociale, politica ed etica".