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Dal 1 settembre in Texas è entrata in vigore una legge che vieta l'interruzione volontaria di gravidanza dopo la sesta settimana. È la legge più restrittiva di sempre negli Stati Uniti, e rappresenta una grave violazione al diritto alla salute per le donne. Ma lo fa in un modo del tutto particolare, delegando l'uso della forza ai privati

L'aborto in Texas e
lo stato di terrore

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Foto: Unsplash/ Mariana JM

“Il parlamento ritiene che lo stato del Texas non abbia mai abrogato, espressamente o implicitamente, la legge promulgata prima della sentenza Roe contro Wade […], che proibisce e persegue penalmente l’aborto salvo il caso in cui la vita della madre si trovi in pericolo.” Ecco l’incipit del Texas Heartbeat Act (“legge del battito cardiaco”): in maniera alquanto provocatoria, si afferma che le sentenze della Corte suprema non hanno mai trovato attuazione nello stato "a una sola stella" (il riferimento è alla bandiera del Texas, ndr), e si suggerisce come esse non rientrino nel corpus normativo di quest’ultimo.

L’obiettivo del parlamento texano non potrebbe essere più chiaro: abolire di fatto l’aborto legale, in violazione dei principi costituzionali. Ma gli effetti di una tale mossa vanno ben oltre l’interruzione di gravidanza: preannunciano una società fondata sulla delazione e permeata dalla paura.

Il Texas avrebbe potuto inasprire le limitazioni draconiane già imposte alla facoltà delle donne di interrompere la propria gravidanza incoraggiando la cittadinanza a denunciare alla polizia eventuali violazioni. In tal modo, si sarebbe assunto la responsabilità diretta relativamente all’applicazione delle proprie leggi: ciò avrebbe comportato per i soggetti responsabili dell’applicazione della legge la possibilità di venire citati in giudizio da coloro che difendono il diritto all’aborto.

Invece, l’Heartbeat Act prevede la possibilità di ricorrere in sede civile, escludendo qualsiasi misura esecutiva da parte delle forze dell’ordine. In breve, chiunque, anche in assenza di un legame diretto con l’interruzione di gravidanza praticata, può citare in giudizio un soggetto per aver praticato o favorito una pratica abortiva. In caso di vittoria in giudizio, è prevista una ricompensa di 10.000 dollari al netto delle spese processuali, il tutto a carico della parte soccombente. Il parlamento del Texas, delegando di fatto la cittadinanza e mettendola al riparo da un eventuale ricorso riconvenzionale, e al contempo evitando oneri per le casse dello stato, si è sottratto alla normale dialettica esistente tra legislatore e società, che storicamente ha sempre rappresentato una minaccia per il legislatore stesso. 

La maggioranza dei membri della Corte suprema statunitense, sottoposta a un significativo rimpasto da parte di Donald Trump, ha tollerato questo approccio chiaramente improntato al vigilantismo. Con una pronuncia alquanto sintetica, la Corte ha citato le “nuove e complesse questioni di natura procedurale emerse in precedenza” che la legge presentava, ma ha scelto di non affrontarle.

L’opinione dissenziente della giudice Sotomayor descrive l’Heartbeat Act come un “provvedimento normativo platealmente in spregio della Costituzione, delle precedenti pronunce di questa Corte e dei diritti di quelle donne che desiderano interrompere la gravidanza in Texas”. “Non è possibile” argomenta la Giudice “che uno stato possa sottrarsi al controllo federale di legittimità demandando alla cittadinanza l’attuazione delle proprie leggi incostituzionali”.

Affidare una responsabilità, che tipicamente ricade sullo stato, a degli attori privati rappresenta una tradizione di lungo corso con conseguenze a volte nefaste. Il ricorso sempre più ampio a soggetti privati durante i conflitti armati, ad esempio, ha sollevato molte domande in merito all’eventuale responsabilità, da parte dei governi che li ingaggiano, per i crimini di guerra commessi da tali soggetti.

Gli esperti e le esperte di diritto internazionale lavorano da molti anni alla definizione di dottrine che impediscano agli stati di sottrarsi alle proprie responsabilità, proprio come è riuscito a fare il Texas (almeno per il momento). Le leggi cosiddette stand-your-ground (“difendi il tuo territorio”), anche in Texas, delegano l’uso della forza a soggetti privati, con conseguenze che possono essere gravissime per la giustizia. Per le donne, la privatizzazione della forza evoca scenari da incubo.

La maggior parte dei casi di violenza contro le donne si verifica per mano di soggetti privati. Il picco avutosi in concomitanza con la pandemia da Covid-19 conferma che, per molte, l’ambito privato (con i soggetti che vi ruotano intorno) rappresenta uno spazio irto di pericoli, e non certo uno spazio sicuro. C’era una volta in cui lo stato era dalla parte di questi soggetti. I mariti erano al riparo dalle accuse di violenza nei confronti delle proprie mogli. Le donne sposate potevano essere trascinate in tribunale per adulterio; i loro mariti, invece, no. Le aziende non erano responsabili per le molestie sessuali che avvenivano sui luoghi di lavoro, verso le quali, in alcuni casi, mostravano al contrario una certa tolleranza. Il ricorso alla forza per punire le donne era considerato una questione privata. 

Tuttavia, tale potere privato poggia su una delega di poteri pubblici. Lo stato si nasconde ma non scompare. Le donne hanno lottato per rovesciare l’alleanza di vecchia data esistente tra stato e attori privati, alleanza che le ha private della propria autonomia e autodeterminazione..

La negazione di questa autonomia è chiaramente al centro dell’Heartbeat Act del Texas. È per questo che il giudice Breyer, nella sua opinione dissenziente a margine della sentenza di cui sopra, ha richiamato come “uno stato non possa delegare un potere di veto [relativamente al diritto all’interruzione di gravidanza] che lo stato stesso non può nella maniera più assoluta esercitare durante i primi tre mesi di gravidanza”.

Questo potere di veto in mano a soggetti privati non colpisce direttamente le donne in sé. Nessuna donna potrà essere denunciata, ai sensi dell’Heartbeat Act, per essersi sottoposta a una pratica abortiva. Ma i tassisti e le tassiste, le cliniche mediche, le zie che in maniera generosa aprono il proprio portafogli, il personale infermieristico che fornisce un indirizzo utile: tutti questi soggetti possono essere citati in giudizio, indipendentemente dal fatto che sapessero che la donna con cui avevano a che fare si stava avvalendo del loro supporto per sottoporsi a un aborto.

Forse, nell’immaginazione febbrile del legislatore texano, le donne rappresentano semplicemente l’oggetto delle azioni degli altri soggetti ma mai delle proprie. Verosimilmente, ciò rappresenta un altro stratagemma per sottrarsi ai ricorsi davanti alla Corte suprema: il Texas potrebbe sostenere che la propria legge non viola le sentenze di tale Corte che sanciscono il diritto delle donne di decidere della propria gravidanza, almeno fin quando il feto non diventa vitale, in quanto esse non rappresentano l’oggetto diretto delle azioni della propria “polizia privata”. Questa argomentazione, e quindi l’intera legge, è stata impugnata dal Dipartimento della giustizia statunitense, che ha presentato una mozione di emergenza per bloccare temporaneamente la legge.

Nel frattempo, l’Heartbeat Act è entrato in vigore in Texas. Al pari di quanto avviene con le leggi che puniscono coloro che sfruttano la prostituzione ma non chi la pratica, l’Heartbeat Act fa terra bruciata intorno a qualsiasi donna tenti di sottoporsi o si sia sottoposta a un aborto. Questo approccio punisce innanzitutto le giovani e le donne di colore, donne che dispongono di risorse finanziarie limitate e non hanno molte possibilità di aggirare la legge trasferendosi in un altro stato senza dare troppo nell’occhio.

Assisteremo a molte più morti causate dagli aborti fai da te, e avremo picchi di mortalità materna: il tutto è correlato al fatto che l’aborto è ora una pratica fuorilegge in Texas. Spie agguerritissime daranno la caccia alle donne che intendono interrompere la gravidanza, così da poter portare in tribunale tutti i presunti complici.

Un tempo, avrebbero potuto bussare alla porta della ong Planned Parenthood o delle cliniche mediche per donne dove l’aborto veniva praticato. Tuttavia, da quando l’Heartbeat Act e’ entrato in vigore, questi servizi non vengono più erogati. Di conseguenza, le orde di spie si passeranno informazioni tra loro quando sentiranno per caso una donna vomitare; terranno d’occhio le agenzie di viaggi che vendono biglietti alle donne giovani; terranno gli occhi ben aperti su quelle farmacie con una clientela femminile in età fertile; setacceranno le cartelle cliniche (in fondo, non così difficilmente accessibili) per scovare personale medico o chiunque pratichi una dilatazione e un raschiamento o si occupi di fermare un’emorragia; naturalmente, seguiranno i thread sui social media in cui appaiono termini come “gravidanza”, “aborto” o anche semplicemente “problema”.

I segnali che possono rivelare una gravidanza e la relativa interruzione sono molteplici. Il diritto all’aborto negli Stati Uniti è stato sempre difeso in quanto diritto alla privacy. Il Texas ha appena privato le donne e, di conseguenza, la società intera della propria privacy. È così che si diventa uno stato del terrore.