Esperta di mercato del lavoro e politiche di genere, svolge attività di ricerca presso l'Istituto nazionale di analisi delle politiche pubbliche (Inapp) dove coordina gruppi di ricerca in tema di analisi di genere del mercato del lavoro e politiche pubbliche e il Rapporto annuale su mercato del lavoro e politiche di genere Inapp Gender policies Report. Già docente di Sociologia politica presso la Facoltà di Scienze politiche e di Sociologia generale presso la Facoltà di Lettere dell’Università Sapienza di Roma, è full member per l’Italia dell’ International Network on Leave Policies and Research (LP&R), componente del Forum della parità del CNEL, membro della Consulta nazionale delle associazioni e organizzazioni (Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza), in qualità di esperta di tematiche di genere e immigrazione, consulente del Dipartimento Pari opportunità - Presidenza del Consiglio dei ministri. Dal 2017 è Consigliera regionale di parità del Lazio.
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Per partecipare ad appalti e bandi di gara, i progetti che vorranno accedere ai fondi stanziati dal piano nazionale di ripresa dovranno dimostrare di contare su un 30 per cento di giovani e donne. Non è una scelta, ma una condizione. Vediamo cosa significa
Il piano del governo per la ripresa parla esplicitamente di impatto di genere, ma continuano a mancare tre elementi: i risultati da raggiungere, la valutazione ex ante e un legame effettivo con i progetti. Suggerimenti operativi per uscire dalle etichette ed entrare nel merito
Ripresa: quella che nel piano nazionale viene chiamata "valutazione di impatto di genere" resta l’ennesima etichetta vuota, spostando dal piano della programmazione a quello della sorte l’occasione storica di contribuire a una crescita economica equa ed efficiente
Ci sono almeno due aspetti di cui dovremmo tener conto quando leggiamo i dati sui genitori con figli piccoli che si dimettono volontariamente, è importante considerarli se vogliamo misurare correttamente il gap di genere
Sole e accompagnate, giovani e giovanissime, pronte a fare impresa, discriminate due volte. Quante sono e come stanno le donne straniere in Italia, secondo gli ultimi dati del Centro Studi e Ricerche Idos
I buoni introdotti della riforma Fornero sono ormai realtà. Ma le perplessità sono ancora tante: perché darli solo alle madri, senza incentivare una condivisione dei compiti di cura, e perché renderli alternativi al congedo di maternità, intaccandone il diritto? E può funzionare un sistema che ti da i soldi (pochi) e scappa (nessun controllo sull'uso dei buoni)?