Dieci letture sulla maternità, per esplorare sfaccettature e contraddizioni di un'esperienza ancora tutta da raccontare. Con la consapevolezza che ci sono infiniti modi di essere madri, o di scegliere di non esserlo

Ragionare sulla maternità impone di percorrere quello spazio dove abitano i desideri, le scelte, le assenze, le diverse pratiche, ma anche il caso, il lutto, le costrizioni e le aspettative della madre angelo del focolare. Significa interrogarsi sull’accezione del termine ‘natura’, che in molte scomodano per significare la procreazione, l’esperienza della maternità, del parto, dell’allattamento. Un utilizzo a cui prestare attenzione perché la natura, nella sua costruzione moderna, rischia di ancorare le donne a una identità ancestrale e di fornire legittimazione al patriarcato. Sarebbe forse meglio appellarsi alla libertà per evitare forme di normatività sulle vite e sui corpi delle donne.
Ragionare sulla maternità, per me, significa rintracciare sentimenti contrastanti, camminare sul ciglio del desiderio di maternità, evitare i sensi unici, ma abitare spazi di contaminazione, relazione e sorellanza, senza omettere la felicità e la pienezza.
Nato di donna. La maternità come esperienza e istituzione di Adrienne Rich (Mondadori, 2024) è il libro delle fondamenta, quello in cui si trovano le luci e le ombre, il dicibile e l’indicibile, la legittimazione a essere madri a modo nostro, qualsiasi esso sia. Mostra anche, come recita il sottotitolo, cosa significa per gli uomini essere nati da un corpo di donna per distinguere fra “il rapporto potenziale della donna con le sue capacità riproduttive e con i figli; e l’istituto della maternità, che mira a garantire che tale potenziale – di conseguenza le donne – rimanga sotto il controllo maschile”.
L’amore in più. Storia dell’amore materno di Elisabeth Badinter (Edizioni Tlon, 2024) accompagna la lettrice nel far posto a un figlio o a una figlia. Quell’amore nuovo, che prende forma nel tempo, occupando uno spazio inesplorato e liberando la potenza di una esperienza ricca, ma travolgente. Al tempo stesso racconta la ricerca e la difesa di una nuova sé contro i condizionamenti, perché l’istinto materno non esiste. Madri si diventa con il tempo.
Il lavoro di una vita. Sul diventare madri di Rachel Cusk (Einaudi, 2021) fece enorme scalpore, tanto che nella prefazione alla nuova edizione l’autrice espone la necessità di attraversare quell’ondata di attacchi e giudizi che le piombarono addosso per non essere stata una madre negli schemi, per essersi rivelata ingrata e mostruosa. Io direi, per aver svelato le trappole delle aspettative sociali.
La figlia unica di Guadalupe Nettel (La Nuova Frontiera, 2020) racconta il caleidoscopio del materno: dal lutto alla fatica della solitudine, dalle relazioni impreviste e vitali alla legittima libertà di scostarsi da un modello unico di madre per attraversare possibilità meno performanti e asfissianti. Apre un varco sulla condivisione delle responsabilità nella crescita dei bambini e delle bambine, nell’accompagnarle incontro alla vita.
Con il romanzo di Rosella Milone Cattiva (Einaudi, 2018) si è affacciato un nuovo ritmo nel respiro e nella libertà di specchiarsi nelle scissioni, ma anche nel tentativo di tenere insieme molti tasselli per sentirsi intere e autentiche. Un esercizio continuo che attraversa assetti e bisogni variabili per un lavoro di negoziazione e sperimentazione che dura tutta una vita.
Madri e no. Ragioni e percorsi di non maternità di Flavia Gasperetti (Marsilio, 2020) restituisce la libertà di comprendere le ragioni, le emozioni e le scelte di tutte, per riconoscersi nelle altre e perché ciascuna di quelle vite avrebbe potuto rappresentare una possibilità. È un libro che abbatte steccati e perimetra uno spazio sicuro per tutte, dove spogliarsi dei pregiudizi e depositare dubbi, ipotesi e percorsi.
Maternità di Sheila Heti (Sellereio, 2019) è una riflessione sulle scelte procreative. Scelte che, in quanto tali, ci portano ad approdare a una nuova sfera della vita, e al tempo stesso a dover fare delle rinunce. In fondo, è anche questo che ci pone in contraddizione di fronte alle decisioni irreversibili: acquisire una parte di sé per lasciarne andare un’altra, cercando nuovi equilibri.
Cose che non si raccontano di Antonella Lattanzi (Einaudi, 2023) fornisce una bussola per esplorare le intersezioni fra il desiderio, le tecniche di procreazione medicalmente assistita, i nostri corpi e le forme di violenza a cui possiamo essere sottoposte nei momenti di fragilità. Un libro coraggioso che rompe l’isolamento in cui si è trovata chi scrive e spesso si trova chi legge.
Con L’isola delle madri (Mondadori, 2023), Maria Rosa Cutrufelli apre al futuro esplorando le contraddizioni che riguardano la crescente sterilità, il conseguente ricorso alle tecniche di procreazione assistita, il ripensamento del ruolo della madre e delle altre figure che concorrono alla realizzazione di una maternità – il tutto saldamente intrecciato con la distruzione inesorabile del pianeta.
Un romanzo che si riflette in un saggio di riferimento su questi temi: L’eclissi della madre, fecondazione artificiale tecniche, fantasie e norme di Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa (Pratiche Editrice, 1998). Un testo visionario che, ormai più di un quarto di secolo fa, affrontava agli albori delle tecniche di procreazione i tabù legati ai corpi delle donne fra insostituibilità o possibilità alternative al ventre della madre.
Tutti questi libri si snodano lungo l’idea che sono molte le scelte che ci si pongono di fronte nella vita, che sono tante le maniere in cui si può di diventare madri e altrettante le maniere in cui bambini e bambine possono venire al mondo. I desideri non sempre ci portano dove vorremmo e il lutto è parte di questa storia. Resta fermo che ciascuna di noi dovrebbe poter scegliere nella libertà. L’augurio per tutte è quello di arrivare in fondo alla strada e di trovare una maniera per prendersi cura di sé.