Ricercatrice presso Institute of Mathematical Methods in Economics, Vienna University of Technology. Proviene da una formazione in Scienze Politiche, che ha completato con un dottorato in demografia ottenuto presso la Sapienza, Università di Roma. Partecipa al National Transfer Accounts Project (http://www.ntaccounts.org), un progetto internazionale con il principale obiettivo di misurare ed analizzare le riallocazioni intergenerazionali, per il quale ha provveduto alle stime per l’Italia. Attualmente si occupa dell’analisi comparata dei trasferimenti intergenerazionali in una prospettiva di genere, con particolare attenzione al valore del lavoro domestico e di cura non retribuito.
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Con la pandemia è cambiato l'uso del tempo all'interno delle famiglie, ma se questo non si è ancora tradotto in un riequilibrio dei ruoli, ha generato una maggiore soddisfazione da parte dei padri nel dedicare più ore alla cura di casa e figli. Il primo passo per una rivoluzione?
Gli spagnoli si dedicano più degli italiani a casa e famiglia, ma per lo più durante la paternità. Le italiane fanno molto più degli uomini, e in generale gli adulti producono "servizi domestici", mentre i giovani ne consumano. Il lavoro domestico non produce reddito e non viene conteggiato nel Pil, ma in alcuni paesi è ancora una componente fondamentale della distribuzione di risorse e benessere tra le generazioni. Per questo è importante sapere, e riconoscere, chi fa di più