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Georgia O'Keeffe è considerata una delle figure più innovative e anticonformiste del panorama artistico americano. Pioniera nella sua interpretazione dei luoghi e delle persone che li abitano, O’Keeffe tesse relazioni che trasformano i legami naturali in forme nuove che scavalcano le soglie del personale

Pioniere. Georgia O’Keeffe
signora dei paesaggi

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Foto: Georgia O’Keeffe Museum

Mi sono detta, ho cose nella testa che non hanno niente a che vedere con ciò che mi è stato insegnato — forme e idee così vicine a me — così affini al mio modo di essere e pensare che non è mai stato necessario trascriverle. Decisi che avrei iniziato da zero, liberandomi di tutto ciò che mi era stato insegnato. 

Georgia O’Keeffe

1 Marzo 1968, la copertina di Life ritrae il profilo dell’iconica pittrice americana Georgia O’Keeffe in New Mexico accanto a uno dei suoi quadri più significativi, Cow’s Skull: Red, White, and Blue (1931). Da oltre cinquant'anni O’Keeffe lavora al proprio sogno: dare un volto alla grande pittura americana. In copertina O’Keeffe è una minuta ottantenne energica e attenta. Vive ad Abiquiu da ormai vent'anni, dopo averne trascorsi quasi quaranta a viaggiare tra New York e la sua terra adottiva, il Southwest americano. 

O’Keeffe nasce a Sun Prairie, nel Wisconsin, nel 1887. Per definizione modernista, lavora duro – rispettando il mito del sogno americano – per diventare unica nel mondo dell’arte regolato da una struttura patriarcale che la vuole relegata a ruoli minori, di insegnante o decoratrice. O’Keeffe invece si rivela fin dalle prime scelte professionali una delle figure più innovative, provocatrici e anticonformiste del panorama artistico americano, negli anni in cui gli Stati Uniti si allontanano dal realismo e dal precisionismo pittorico per avvicinarsi a un’arte più attenta alle emozioni. O’Keeffe rappresenta per gli Stati Uniti quasi un secolo di storia dell’arte e a oggi ha lasciato un’eredità artistica e ideologica in espansione. 

Come racconta nella sua autobiografia, vive "sul filo del rasoio", divisa tra una pittura rappresentativa e astratta, tra essere moglie e amante, a detta di alcuni amici e scrittori bisessuale, O’Keeffe sente il desiderio di un’originale pluralità di espressione che si svela forte anche nei carteggi, nella corrispondenza epistolare con il fotografo Alfred Stieglitz e con un ampio numero di personalità del mondo artistico, letterario e politico del tempo. L’osservazione e lo studio delle esperienze vissute da O’Keeffe come donna artista per quasi un secolo, le letture di genere della sua produzione artistica, influenzate da una critica maschile e condizionata dalle interpretazioni freudiane delle sue opere, portano l’artista ad assumere una posizione severa nei confronti della critica d’arte, ma, ancora più prepotentemente, nello sviluppo del suo processo artistico. La fuga da New York e dal circolo patriarcale di Stieglitz, alla ricerca di un terreno di espressione libero da condizionamenti, conduce O’Keeffe in New Mexico, dove passa la prima estate creativa nel 1929, insieme alla moglie del fotografo Paul Strand, un legame intorno al quale si sono tessuti racconti diversi. Profondamente consapevole del valore della costruzione di un’identità personale indipendente dalle indicazioni di Stieglitz, O’Keeffe intraprende un percorso di esplorazione e autodefinizione, già cominciato, in parte, attraverso i ritratti fotografici di nudo scattati dal marito a partire dal 1918, che l’avevano resa famosa ma al contempo confinata al ruolo di donna-artista, etichetta che O’Keeffe rifiuterà sempre.

Lentamente, attraverso un duro lavoro e uno schema serrato di affiliazioni artistiche che includono, tra i tanti, Ansel Adams, Sherwood Anderson, Jean Toomer, Laura Gilpin, fino ad Andy Warhol, O’Keeffe si auto-traduce e da soggetto sensuale, essenza della femminilità, si trasforma in artista da venerare, intellettuale e introspettiva capace di aprire lo sguardo verso nuovi orizzonti artistici. Il doppio profilo dell’artista resta sempre presente, nella sua vita privata, esplicitato nella forma e nei contenuti dei suoi scritti, nella sua rappresentazione pubblica, e nella sua espressione pittorica, nutrendo quel profondo dilemma interiore che coincide comunque nella sua necessità di sentirsi un essere plurale, incapace di rientrare ed essere contenuto in una singola immagine di sé, esattamente come i soggetti delle sue tele. O’Keeffe in New Mexico incarna il ruolo dell’artista modernista declinato da Edward Said in Secular Criticism (1983): O’Keeffe rompe i legami con la famiglia, la casa, la classe sociale, il paese, e le convenzioni tradizionali, passaggio necessario per raggiungere libertà spirituale e intellettuale. 

Dagli anni ’70 fino alla sua morte, O’Keeffe diventa oggetto di culto, per certi versi una vera e propria industria: per le sua arte, il movimento femminista la esalta come colei che ha saputo dipingere con le sue astrazioni “ciò che ogni donna sa”; per il suo culto della terra, il movimento dei back-to-the land vede in lei un modello di vita cosmico, organico, progressista. La pittrice invita chi le ruota intorno a condividere un progetto artistico sempre più ampio, fatto di relazioni e affiliazioni che l’etnografia stessa del New Mexico rende più facile. La creazione di un sistema di relazioni correlate e radicanti, esplicitate dal modello estetico proposto da Nicolas Bourriaud in The Radicant, mostrano la pittrice americana come una nuova autorità nella comunità artistica, le cui idee, valori e visioni "aeree" sono validate dall’ordine di una nuova gerarchia che funziona come un modello culturale all’avanguardia.

Pioniera nella sua interpretazione dei luoghi e delle persone che li abitano, O’Keeffe tesse relazioni che trasformano i legami naturali e le loro filiazioni in forme più nuove che scavalcano le soglie del personale, nutrendo principi come l’autoconsapevolezza, il consenso, la collegialità e il rispetto reciproco. O’Keeffe supera i limiti di uno schema che apparterrebbe solo al regno naturale. Nelle sue opere, come nella vita, adotta un modello di relazionalità che soddisfa un’esigenza di pluralità. Con coraggio, O’Keeffe rimane tesa nell’atto di scoprire e svelare tutto quello che ancora non è conosciuto: "Il successo è irrilevante, non esiste. Ciò che conta è rendere ciò che ti è sconosciuto conosciuto e tenere quel mistero sempre di fronte a te".

Riferimenti 

Bourriaud N., The Radicant, Lukas & Sternberg, New York, 2009

Chabot M., O’Keeffe G., Correspondence 1941-1949, a cura di Buhler Lynes B. e Stevens e Peter M., Hassrick H., The Georgia O’Keeffe Museum, in collaborazione con Lisa Ann Paden, University of New Mexico Press, Georgia O’Keeffe Museum, 2003

Chave A., O’Keeffe and the Masculine Gaze, "Art in America" 78, no. 1, 1990, pp. 114-125

Drohojowska-Philp H., Georgia O’Keeffe. Pioniera della Pittura Americana, ed. Johan & Levi, Milano, 2010

O’Keeffe G., Pollitzer A., Lovingly Georgia, The Complete Correspondence of Georgia O’Keeffe & Anita Pollitzer, a cura di Giboire C. e Eisler B., Simon &Schuster Press, Touchstone, New York, 1990

O’Keeffe G., Georgia O’Keeffe, The Viking Press, Penguin Books, New York, 1976

Said E. W., Secular Criticism, in "The World, the Text, and the Critic", Harvard University Press, 1983 

Seiberling D., Horizons of a Pioneer. A Flowering in the Stieglitz Years, "Life", 1 Marzo 1968, pp.40-53

Photo credits: Georgia O’Keeffe Museum

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