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Con la pandemia è cambiato l'uso del tempo all'interno delle famiglie, ma se questo non si è ancora tradotto in un riequilibrio dei ruoli, ha generato una maggiore soddisfazione da parte dei padri nel dedicare più ore alla cura di casa e figli. Il primo passo per una rivoluzione?

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Foto: Unsplash/ Leti Kugler

Agli albori della fase 3 della gestione dell’emergenza da coronavirus facciamo i conti con i tanti effetti che la pandemia ha avuto sulla vita familiare, sociale ed economica nel nostro paese e ancora una volta ci troviamo a dover denunciare differenze d’impatto sulla vita di uomini e donne.

Molti dati ufficiali e ricerche ad hoc svolte in questi drammatici mesi confermano che l’occupazione femminile è stata più danneggiata di quella maschile, che le donne sono state confinate a casa dal telelavoro più frequentemente degli uomini, che questo ha fatto inevitabilmente aumentare i conflitti tra lavoro retribuito e non, e che, in particolare, tra prima e dopo il periodo di confinamento (lockdown) poco è cambiato nella divisione del lavoro all’interno dei nuclei familiari: il lavoro in casa e di cura dei figli è aumentato per tutti, ma per le donne questo è avvenuto in misura maggiore.

Con un’indagine online condotta su un campione di oltre 1000 persone (uomini e donne maggiorenni) abbiamo rilevato informazioni sui tempi di vita e di lavoro in casa e fuori casa prima, durante e dopo il lockdown, e chiesto agli intervistati di confrontarsi con le proprie sensazioni di (in)soddisfazione, stanchezza, (in)felicità.[1]

I nostri dati mostrano chiaramente come le ore giornaliere dedicate al lavoro retribuito sono sensibilmente diminuite per le persone intervistate che risultavano occupate prima dell’emergenza Covid-19. Prima del confinamento gli uomini dedicavano in media poco più di 6 ore al giorno al lavoro retribuito, le donne circa 5 ore. Durante la fase 1 dell’emergenza sanitaria, il tempo dedicato al lavoro retribuito si è ridotto di circa 90 minuti al giorno per gli uomini e di 30 minuti per le donne. Lievi segni di recupero appaiono, per entrambi i sessi, nel periodo immediatamente successivo alla fine del lockdown.

Quando guardiamo al lavoro non retribuito occorre tenere distinte le ore dedicate al lavoro domestico in senso stretto (cucinare, lavare, fare la spesa, stirare, ecc.) da quelle impiegate per la cura dei figli e delle figlie, di diverse età.

Nel periodo di lockdown il tempo medio giornaliero dedicato al lavoro domestico è passato da poco più di due ore a poco meno di quattro per il campione delle donne, mentre l’aumento è stato di circa un’ora per il campione degli uomini che hanno visto il loro contributo ai lavori domestici salire fino a una media di due ore e mezza al giorno. Un aumento decisamente rilevante si riscontra nel gruppo delle madri, per le quali il tempo dedicato ai lavori domestici è salito da due ore e mezza a circa quattro ore e mezza al giorno. Il lavoro domestico è aumentato anche per i padri intervistati (circa un’ora e mezza in più al giorno), seppure in modo meno sensibile delle madri (figura 1). 

Figura 1. Tempo medio dedicato al lavoro domestico

 

Figura 2. Tempo medio dedicato alla cura dei figli

L’aumento più importante nel tempo dedicato a lavoro non retribuito si registra nella cura dei minori, in seguito alla chiusura delle scuole e degli asili nido, e dell’impossibilità di usufruire di aiuto da parte di baby sitter e nonne/i. La variazione più rilevante si registra nel caso di bambini in età compresa tra 3-5 anni, per i quali le madri intervistate hanno dichiarato di dedicare poco meno di cinque ore al giorno prima del Covid-19 e circa sette ore e mezza durante il lockdown (figura 2).

Un simile aumento del tempo di cura per i bambini di questa fascia di età è stato riportato anche dai padri, che sono passati dal dedicare a questo scopo tre ore al giorno a cinque ore e mezza durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria. Un analogo aumento emerge per i genitori di bambini tra i 6 e i 10 anni con un aumento di più di due ore al giorno sia per le madri che per i padri, sebbene le prime partissero da livelli iniziali decisamente più elevati (poco meno di quattro ore al giorno) dei secondi (circa due ore e mezza al giorno).

Seguono i genitori di bambini di età 0-2 anni, per i quali a tempi di cura iniziali molto elevati (più di cinque ore e mezza per le madri e poco più di due ore al giorno per i padri) sono corrisposti aumenti più moderati durante la fase di isolamento (giungendo a sette ore per le madri e quattro ore per i padri).

Infine, alcune differenze di genere sono emerse tra i genitori di minori in età compresa tra gli 11 e i 17 anni: mentre tra le madri intervistate è stato registrato un aumento del tempo di cura di circa un'ora e mezza al giorno, i padri hanno dedicato meno di un’ora al giorno in più durante il confinamento a figli e figlie adolescenti. Il tempo dedicato dai genitori alla cura dei minori di tutte le classi di età è diminuito nella fase immediatamente successiva alla fine del lockdown sia per i padri che per le madri, anche se la portata di tali riduzioni è leggermente inferiore per queste ultime.

Questo spaccato dell’uso del tempo nell’emergenza da coronavirus non sembra suggerire che si sia innescata un reale e stabile cambiamento nella divisione del lavoro non retribuito, come è invece auspicabile per ottenere un riequilibro di ruoli, genitoriali e no.

Figura 3. Rispetto alla situazione abituale, come sono cambiate nell’emergenza le tue emozioni…? 

Il mancato riequilibrio mostra i suoi effetti, nella nostra indagine, anche nelle sensazioni provate prima e durante la fase 1 dell’emergenza sanitaria. I riflessi per uomini e donne non sono uguali (figura 3): la percentuale di chi non registra variazioni è sistematicamente più alta per gli uomini mentre per le donne aumenta visibilmente il livello di stress e di stanchezza.

Queste differenze restano anche suddividendo i rispondenti per livello di istruzione: le donne, anche laureate e con dottorato, escono più malconce degli uomini dal ribaltamento dei tempi di vita e di lavoro causati dalla pandemia, mentre tutti gli uomini – quindi non solo i più istruiti – sottolineano l’utilità del loro maggiore coinvolgimento nella cura dei figli e nella gestione della vita domestica durante il periodo di forzato allontanamento dal lavoro fuori casa. Perché allora non approfittarne per dare loro più spazio e fare una vera rivoluzione dentro le nostre case?

Note

[1] L’indagine è stata promossa nell’ambito del progetto Counting Women's Work, che fa capo alla rete internazionale di ricerca su National Transfer Accounts. Il questionario è stato successivamente tradotto in italiano e ampliato dalle autrici, docenti e ricercatrici di Sapienza Università di Roma. L'indagine è stata somministrata online a persone di età non inferiore ai 18 anni che hanno partecipato su base volontaria. Per saperne di più

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