
In tutto il mondo, le donne rappresentano il 30 per cento dei ricercatori e solo il 30 delle ragazze sceglie di studiare materie scientifiche e tecniche all'università. Sono i dati che le Nazioni Unite ricordano per l'11 febbraio, giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, per sollecitare maggiori investimenti nell'inclusione delle donne e delle ragazze nel settore scientifico, per una crescita che sia più sostenibile per tutti.
È vitale parlare di parità di genere nella scienza, dichiarano in una nota le Nazioni Unite, per il pieno raggiungimento degli obiettivi internazionali, inclusi quelli contenuti nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. "Negli ultimi 15 anni la comunità globale ha fatto molti sforzi per coinvolgere le donne e le ragazze nella scienza", continuano le Nazioni Unite, eppure i dati sulla partecipazione sono ancora bassi.
A livello globale, le studentesse che si iscrivono a corsi in ICT rappresentano il 3 per cento, quelle che si iscrivono a scienze naturali, matematica e statistica il 5 per cento, quelle che decidono di studiare ingegneria l'8 per cento. Alla base di questi numeri ci sono stereotipi e pregiudizi di genere consolidati che da molto tempo contribuiscono a tenere lontane le intelligenze femminili dal settore scientifico.
Si tratta di pregiudizi che anche i media contribuiscono a rinforzare: secondo lo studio Gender Bias Without Borders del Geena Davis Institute, di tutti i personaggi delle produzioni televisive e cinematografiche con un lavoro nel settore delle cosiddette STEM (scienze, tecnologie, ingegnerie e matematica), solo il 12 per cento sono donne.
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