Infrastrutture sociali
Le proposte della redazione di inGenere per rilanciare l'economia si concentrano sul rafforzamento e sulla creazione di infrastrutture sociali. Stiamo parlando di quei servizi che ci permettono di soddisfare interessi e bisogni collettivi e liberare il tempo delle donne: scuole a tempo pieno, asili, strutture per anziani, per una popolazione che già oggi al 16 per cento supera i 70 anni. Portare fuori dalle case parte del lavoro di cura crea molta occupazione (femminile, ma non solo), migliora la qualità della vita di chi già lavora e rende possibile accettare un lavoro per chi lo desidera.
Investire in cura, istruzione e salute conviene a tutti e aumenta l'occupazione, soprattutto femminile
La diffusione dei servizi di cura per la prima infanzia resta ancora disomogenea in Europa, e l'Italia non fa eccezione. Le conseguenze sulle diseguaglianze sociali e di genere
Investire nella cura genera lavoro qualificato, favorisce l’occupazione delle donne e conviene a tutti. Ecco quali sono le infrastrutture che vogliamo
Portare l'innovazione nelle infrastrutture sociali non è una missione impossibile. Ne parliamo con Mariana Mazzucato, tra gli economisti chiamati a rifare il programma del Labour Party inglese e nel consiglio economico del governo scozzese per un programma di conciliazione tra tecnologia e inclusione sociale
Possiamo permetterci di investire in asili nido e raggiungere lo standard europeo nell'offerta dei servizi all'infanzia? I risultati di una simulazione finanziaria dicono di sì
Rania Antonopoulos, vice ministro del lavoro greco, ha un piano per uscire dalla crisi che punta su infrastrutture sociali e uguaglianza di genere: Job Guarantee, un piano di assunzioni pubbliche a termine nei servizi sociali. Quali i pro e i contro? Un'analisi in questo articolo, aspettando di vedere cosa succederà sullo scacchiere europeo
Si chiude il 2014 e noi, insieme agli auguri, vogliamo farvi un regalo: tre proposte che parlano di crescita, inclusione e benessere. Tre proposte fattibili, che avrebbero un impatto concreto e positivo sulla vita di tutti e tutte.
Gravidanze pianificate in base ai contratti di lavoro e alla loro scadenza. Il welfare diseguale e spesso irrisorio. I servizi insufficienti, o inesistenti in diverse zone del paese. Nonni sempre più indispensabili, ma al contempo sempre più anziani e bisognosi di cura loro stessi. Le tante battaglie quotidiane di chi, sempre meno, si azzarda a fare figli in Italia. Intervista a Elisabetta Ambrosi, autrice del libro Guerriere (Chiarelettere 2014)
Negli ultimi anni la popolazione anziana ha attutito l'impatto della crisi sui figli. Ora però anche loro si stanno impoverendo e quando necessitano di assistenza le finanze familiari sono messe a dura prova. Le conseguenze di un annoso problema, affrontato poco e male
Una bozza di legge presentata in parlamento punta a introdurre uno strumento per l'acquisto di servizi universali alla persona, dalla cura dei piccoli all'assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti. Un modello mutuato da una positiva esperienza francese, che potrebbe avere numerosi effetti positivi, in primis per le donne. Ecco quali
Gli spagnoli si dedicano più degli italiani a casa e famiglia, ma per lo più durante la paternità. Le italiane fanno molto più degli uomini, e in generale gli adulti producono "servizi domestici", mentre i giovani ne consumano. Il lavoro domestico non produce reddito e non viene conteggiato nel Pil, ma in alcuni paesi è ancora una componente fondamentale della distribuzione di risorse e benessere tra le generazioni. Per questo è importante sapere, e riconoscere, chi fa di più
Genitori over educated e mediamente informati che non ne sapevano niente. Nidi che non si sono accreditati perché hanno frainteso il bando. Tempi strettissimi per la richiesta. Il flop dei "buoni" per nidi e baby sitter non si spiega solo con la scarsità delle risorse. Ma chiama in causa quel che più serve a una policy: informazione e applicazione
I buoni introdotti della riforma Fornero sono ormai realtà. Ma le perplessità sono ancora tante: perché darli solo alle madri, senza incentivare una condivisione dei compiti di cura, e perché renderli alternativi al congedo di maternità, intaccandone il diritto? E può funzionare un sistema che ti da i soldi (pochi) e scappa (nessun controllo sull'uso dei buoni)?
Da quest'anno le neomamme lavoratrici potranno scegliere di tornare prima al lavoro, rinunciando al congedo facoltativo in cambio di buoni per pagare baby sitter o l'asilo nido. 300 euro al mese per un massimo di sei mesi. Ma le risorse stanziate coprono poco più di 10mila "buoni"
Si parla molto di nidi, del bisogno, dell'accesso e della promessa. Questo articolo è una bussola per orientarsi tra i numeri. Quanti sono i bambini che hanno accesso al nido e quali i costi reali? Dove si va al nido e dove si ricorre alla famiglia? Chi sono le mamme che mandano i figli al nido? E soprattutto: chi paga?
Tra le novità introdotte dalla legge Fornero, i buoni per pagare baby sitter e asili nido. Funzionerà? Uno sguardo al modello dei childcare vouchers, che - insieme ad altri diversi ingredienti - sono alla base della ricetta scelta dalla Gran Bretagna per sostenere l'occupazione femminile
Fornire direttamente servizi, o dare soldi alle famiglie per comprarseli? Come lo strumento dei voucher nel campo della cura degli anziani può mettere d'accordo politiche della domanda e dell'offerta; e avere anche qualche buon effetto collaterale, come la lotta al lavoro nero
Ora che i corpi hanno riempito le piazze è ora che nuove idee riempiano i cervelli. In questo articolo le proposte concrete di inGenere, e non solo, per cambiare la vita delle donne in Italia, e non solo. Una piattaforma aperta, dalla A alla Z
"Di sola austerità si muore". E allora: lavoro, servizi, infrastrutture sociali e un fisco "amico" per uscire dalla crisi. Ecco il testo dell'intervento di Francesca Bettio, economista di inGenere.it, dal palco della manifestazione di Roma dell'11 dicembre con le donne di "Se non ora, quando?"
Il Cesu, un buono spendibile sul mercato dei servizi di cura, è lo strumento principale della strategia francese sulla cura degli anziani, che ha puntato sull'emersione e sulla costruzione di un mercato del lavoro. Luci e ombre di un modello che rappresenta comunque una tappa importante verso l’obiettivo di accrescere l’occupazione e la qualità del lavoro nel settore della cura